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Museo del Metaverso

Arena 2020

2^ Mostra:  1 - 24 Luglio 2020

Artisti

Eila Magnolia aka Melania Pereira Ribeiro

Racconti della notte

 

"Tales from the night" descrive gli stati emotivi e il modo in cui percepiamo noi stessi quando sperimentiamo questi stati.

 

CREDITI:

 

Sceneggiatura: Pierre Potvin

Capelli avatar: CapCat Ragu

Trama di stelle: Andy Holmes

Struttura della luna: Gregory H. Revera

Spazzole: Linda Rae, CapCat Ragu

 

INFORMAZIONI SULL'ARTISTA | Eila Magnolia

L'arte è una passione e un'emergenza in me. Mi esprimo essenzialmente attraverso il disegno e l'arte digitale, partecipando anche a progetti in ambienti virtuali collaborativi. La mia opera  esplora la corporeità: il corpo, la psiche, le emozioni.

 

Ho una laurea in Arte e Multimedia presso il Politecnico di Viseu - School of Education, e mi sono specializzato in Disegno presso l'Università di Lisbona - Facoltà di Belle Arti.

English

 

"Tales from the night" portrays emotional states and the way we perceive ourselves when we experience these states.

 

CREDITS:

 

Script: Pierre Potvin

Avatars hair: CapCat Ragu

Stars texture: Andy Holmes

Moon texture: Gregory H. Revera

Brushes: Linda Rae, CapCat Ragu

 

ABOUT THE ARTIST | Eila Magnolia

 

Art is a passion and an emergency in me. I express myself essentially through drawing and digital art, also participating in projects in collaborative virtual environments. My artwork explores the corporeality - the body, the psyche, the emotions.

 

I have a degree in Art and Multimedia from the Polytechnic Institute of Viseu – School of Education, and I specialized in Drawing from the University of Lisbon – Faculty of Fine Arts.

David Soares aka @artdoares

Nato a Guarda, in Portogallo. 23 anni. Ho studiato arti visive al liceo di Guarda e poi ha conseguito una laurea in arti e multimedia a Viseu. Attualmente frequento un Master in Multimedia a Porto. Sono sempre stato interessato all'arte e alla tecnologia, alimentato dalla curiosità senza fine di come funzionavano le cose e cosa significassero per il mondo.

Appassionato di cultura pop, film e serie tv, la maggior parte dei miei lavori sono fan work, ma alcuni dei miei hanno un significato più profondo, che ruota principalmente tra le differenze tra il mondo digitale e quello reale e il modo in cui interagiscono.

 

Insieme separati

 

Insieme e separati è un lavoro che ha l'obiettivo di creare una riflessione sulle relazioni moderne. La maggior parte della coppia non può stare insieme tutto il tempo, né per lavoro, per educazione o vivendo in un altro posto. Durante tutta la storia le coppie hanno trovato il modo di comunicare, sia con lettere che avrebbero richiesto giorni, mesi o addirittura anni. La comunicazione e la connessione sono una parte importante di qualsiasi relazione. L'interazione fisica è necessaria ma non necessaria.Questo pezzo riguarda i tempi moderni. Oggi abbiamo tutti i mezzi per comunicare e connetterci, possiamo avere una comunicazione asincrona, ma mancherà sempre qualcosa. Qualcosa che si perde nel modo, forse la nostra anima, le nostre emozioni.

E se i nostri dispositivi ci consentissero di toccarci per un movimento? Sentivo la presenza dei nostri cari ...

Questo tocca anche le relazioni che finiscono nella vita reale, anche se nel virtuale nulla finisce davvero e si può navigare attraverso vecchi messaggi e foto e ravvivare ciò che una volta era, con la stessa freddezza di non averne la presenza.

Come possiamo collegarci meglio in futuro con la tecnologia digitale, dovremo mai riempire veramente quei pezzi mancanti?

English

Born in Guarda, Portugal. 23 Years old. Had Visual Arts in High school in Guarda and then pursued a bachelors in Arts and Multimedia in Viseu. Currently attending a Masters in Multimedia in Porto. I was always interested in art and technology, fueled by endless curiosity of how things worked and what they meant to the world.

Passioned my pop culture, movies and tv series most of my work are fan work, but some of my other have a more deeper meaning, mostly revolving between the differences between the digital and the real world and how they interact.

 

 

Together Apart

 

Together Apart is a work with the goal of creating a reflexion on modern day relationships. Most of the couple can't be together all the time, either because of work, their education or living in another place. All through history couple found ways to communicate, either by letters that would take days, months or even years. Communication and connecting is an important part of any relationship. Physical interaction is needed but not necessary.

This piece is about modern times. Today we have all means of communicating and connecting, we can have a asynchronous communication, but there will be always something missing. Something that is lost in the way, maybe our soul our our emotions. What if our devices allowed us to touch each other for a movement? Fell the presence of our loved ones...

This also touches on relations that end in real life, although in the virtual nothing really ends and one can navigate through old messages and photos and revives what once was, with the same coldness of not having it's presence.

How can we connect better in future with digital technology, will we ever be have to truly fill those missing pieces?

Giacomo Maroni

Figlio di un pescatore Giacomo Maroni nasce a Porto San Giorgio nelle Marche nel 1973. Al termine degli studi scolastici si trasferisce a Roma dove si laurea in Letteratura Moderna e si dedica all'attività teatrale e cinematografica. La prima foto l'ha scattata con una scatola di scarpe, grazie agli insegnamenti del suo professore di Fisica, per poi proseguire nel corso del tempo con mezzi più evoluti, ma con un'idea di fondo: la fotografia trattiene il mondo. Ha partecipato a diverse mostre e considera la fotografia un linguaggio che deve dialogare con gli altri mezzi espressivi attraverso un gioco di rimandi inesauribile. Per anni si è dedicato ad essa soprattutto come mezzo per indagare il reale e il sociale. Oggi, dopo l'apertura di uno studio, sta sperimentando diverse possibilità espressive, ed in particolare il ritratto fotografico.

 

“Est Est Est”


Ho scelto questo gruppo di foto che hanno in comune un elemento: l'attrazione che provo per la malinconia balcanica. Perché questa attrazione? Credo che sia legata a ciò che da tale malinconia sprigiona: la divina gioia di vivere. Ho attraversato nel corso di un anno, a più riprese, la Croazia, la Bosnia Herzegovina, la Serbia, l'Albania, la Romania e la Bulgaria. Paesi che non puoi non amare e che ti offrono tutti qualcosa di diverso, eppure tutti qualcosa di profondamente simile.

In queste foto ho voluto mostrare l'intercambiabilità delle atmosfere; una piazza di un paese potrebbe essere simile a quella di un altro; un edificio lo puoi ritrovare attraversando i balcani un po' ovunque, figlio del socialismo reale. Sono stati paesi che hanno parlato un linguaggio molto simile, il comunismo, oggi abbandonato per dare voce ad un nazionalismo estremo che ha portato in molti casi morte, distruzione ed odio. A tal proposito ho inserito la fotografia priva di vivacità di una mostra a Sarajevo che ricordava la strage di Srebrenica. Le suggestioni visive nel corso di questi viaggi sono state pirotecniche, qui ne abbiamo una parte, piccola, ma importante.

 

English

 

Son of a fisherman Giacomo Maroni was born in Porto San Giorgio in the Marche region in 1973. At the end of his school studies, he moved to Rome where he graduated in Modern Literature and devoted himself to theater and cinema. The first photo was taken with a shoe box, thanks to the teachings of his Physics professor, and then continued over time with more advanced means, but with a basic idea: photography holds the world. He has participated in various exhibitions and considers photography a language that must dialogue with other means of expression through an inexhaustible game of references. For years he has dedicated himself to it above all as a means of investigating the real and the social. Today, after opening a studio, he is experimenting with various expressive possibilities, and in particular the photographic portrait.

"East East East"

 

I chose this group of photos that have one thing in common: the attraction I feel for the Balkan melancholy. Why this attraction? I believe it is linked to what emanates from this melancholy: the divine joy of living. Over the course of a year, I have repeatedly passed through Croatia, Bosnia Herzegovina, Serbia, Albania, Romania and Bulgaria. Countries that you cannot not love,  but that all offer you something different, yet all something profoundly similar. In these photos I wanted to show the interchangeability of the atmospheres; a square in one country could be similar to another; you can find a building by crossing the Balkans almost everywhere, the son of real socialism. There have been countries that have spoken a very similar language, communism, now abandoned to give voice to an extreme nationalism that has led in many cases to death, destruction and hatred. In this regard, I added the photography without vivacity of an exhibition in Sarajevo that recalled the Srebrenica massacre. The visual suggestions during these trips have been pyrotechnic, here we have a part, small, but important.

Cristian Ribichini
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Mi chiamo Cristian Ribichini.
Vivo nelle Marche, precisamente a Porto San Giorgio, un tranquillo paese lungo le coste dell’Adriatico, e sono del 1975.


Sono un fotografo, post produttore e grafico pubblicitario e svolgo queste appassionanti attività come libero professionista.


Avevo circa nove anni quando mi è stata regalata la prima macchina fotografica e credo che da quel momento in poi, in maniera più o meno presente ed importante, l’interesse per tutto ciò che gira intorno all’immagine non mi ha mai abbandonato.

Come un po’ tutti i fotografi, i miei primi scatti erano principalmente paesaggistici e solo crescendo ho maturato un interesse sempre più rivolto al ritratto, alla moda e allo still life, campi, gli ultimi due in particolare, che mi hanno aiutato a farmi un po’ di strada nel mondo del lavoro e a vivere importanti esperienze con aziende con le quali ancora oggi collaboro.

 

Diversamente, quando non si parla di lavoro, la fotografia finisce per prendere anche altre direzioni e da amante appassionato del bianco e nero non potevo che scivolare nella fine art, un genere che spesso vuol dare un significato ad un sacco di cose, ma che almeno per me, vuol semplicemente intendere una sorta di materializzazione di un’idea, di un momento, di un concetto e per l’appunto di una scena che in quell’istante prende forma prima nella tua mente e poi nel mirino della tua macchina fotografica.

 

Il fatto che questa scena sia poi sviluppata in bianco e nero si giustifica nella drammaticità e nell’emozionalità evocate, per l’appunto, dall’assenza del colore. Altra tecnica, se così vogliamo chiamarla, all’interno della quale finisce per confluire quello che potrebbe definirsi il mio lato più “fantasioso”, è quella del fotomontaggio creativo che però parte sempre da una base rigorosamente fotografica.E’ dunque sul fotomontaggio creativo che ho voluto poggiarmi per organizzare questa mostra.Si tratta di una parte dei tanti lavori svolti negli anni e che di tanto in tanto eseguo nei ritagli di tempo che il lavoro mi lascia, lavori che utilizzano come base fotografica me stesso, il mio volto e la mia figura.Secondo il mio punto di vista da questi lavori è possibile leggere tante cose, come se di fatto si trattasse di un elenco foto-grafico di attimi di vita, situazioni, imbarazzi, paure, angosce, sogni, speranze e sorrisi; in tre parole, la nostra vita, che salta da situazioni positive di cui gioire, a situazioni negative di cui vergognarsi e da nascondere scrupolosamente.

Ovviamente sono quest’ultime le più “interessanti” e io tento di riderci sopra, di non prendermi mai troppo sul serio e di scherzare anche su temi più delicati e intimi. Il panico, l’ansia, le incertezze, queste e tante altre cose potrebbero avere una rilettura giocosa e leggera e colorata.Fortunatamente per me non si tratta di “visioni” tutte autobiografiche, ma anche riflessioni generali, che riguardano secondo me il genere umano tutto.

Diciamo dunque che, come è forse ovvio che sia, visto il mestiere che faccio, sono innamorato dell’osservazione e dei comportamenti, apprezzabili o odiosi che siano, delle persone che mi circondano.

English

My name is Cristian Ribichini.
I live in the Marche region, precisely in Porto San Giorgio, a peaceful town along the Adriatic coast, and are from 1975.
I am a photographer, post producer and advertising graphic designer and I carry out these exciting activities as a freelancer.
I was about nine years old when I was given the first camera and I think that from that moment on, in a more or less present and important way, the interest in everything that revolves around the image has never left me.

Like almost all photographers, my first shots were mainly landscape and only growing I gained an interest increasingly in portrait, fashion and still life, fields, the last two in particular, which helped me to make a little way in the world of work and to live important experiences with companies with which I still collaborate today.

Otherwise, when we don't talk about work, photography ends up taking other directions too and as a passionate lover of black and white I could only slip into fine art, a genre that often wants to give meaning to a lot of things, but at least for me, it simply means a sort of materialization of an idea, of a moment, of a concept and precisely of a scene that in that instant takes shape first in your mind and then in the viewfinder of your camera.

The fact that this scene is then developed in black and white is justified in the drama and emotionality evoked, precisely, by the absence of color.

Another technique, if we want to call it that, within which what could be defined as my most "imaginative" ends up flowing, is that of creative photomontage, which however always starts from a strictly photographic basis.
It is therefore on the creative photomontage that I wanted to lean on to organize this exhibition.
It is a part of the many works carried out over the years and that I occasionally carry out in the spare time that the work leaves me, works that use myself, my face and my figure as the photographic basis.
From my point of view, from these works it is possible to read many things, as if in fact it was a photo-graphic list of moments of life, situations, embarrassments, fears, anxieties, dreams, hopes and smiles; in three words, our life, which jumps from positive situations to enjoy, to negative situations to be ashamed of and scrupulously concealed.
Obviously the latter are the most "interesting" and I try to laugh about it, to never take myself too seriously and to joke even on more delicate and intimate subjects.
Panic, anxiety, uncertainties, these and many other things could have a playful and light and colorful reinterpretation.
Fortunately for me it is not all autobiographical "visions", but also general reflections, which in my opinion concern the whole human race.
So let's say that, as it is perhaps obvious that, given the job I do, I am in love with the observation and behavior, appreciable or hateful that they are, of the people around me.

Uta Warbaum

Non ho ancora partecipato a nessuna mostra. Quindi l'installazione presentata è il mio primo lavoro.

Non c'è molto che posso dire sulla mia installazione. Dovrebbe parlare da solo. Penso che rappresenti un pensiero stravagante di tutti noi. (Uta Warbaum)

 

   Scritto da Dings Digital:

Esplorando mondi virtuali da 12 anni, Uta Warbaum ama sperimentare opere, ambientazioni, eventi e incontri che rivelano i piccoli, silenziosi, poetici o allegri frammenti di speranze, sogni e banalità umane. Sperimenta ambienti, ambienti e sculture come mezzo di gioia, meditazione, poesia o riflessione filosofica. Il suo lavoro è per lo più privato senza ambizione di nulla, ispirato da animo gentile e consapevole della storia della poesia, dell'arte e della filosofia, degli amici e della famiglia e degli alti e bassi della vita

 

 

English

I have not participated in any exhibitions yet. So the presented installation is my first work.

There is not much I can say about my installation. It should speak for itself. I think it represents a whishful thought of us all.

                                        Uta Warbaum

                                      

Written by Dings Digital:

Exploring virtual worlds for 12 years now, Uta Warbaum cherishes to experience works, settings, events and encounters that reveal the tiny, silent, poetic or cheerful fragments of human hopes, dreams and banalities. She experiments with environments, ambience and sculpture as a medium of joy, meditation, poetry or philosophical reflection. Her work is mostly private without ambition to anything, inspired by kind and mindful spirits from the history of poetry, art and philosophy, by friends and family, and the ordinary highs and lows of human life.    

Moya Patrick aka Patrick Moya

https://fr.wikipedia.org/wiki/Patrick_Moya

Performer, scultore e artista digitale, Patrick MOYA miscela e rimixa come un DJ, tutti i media esistenti, vecchi e nuovi, ma rivisita anche il suo proprio lavoro con lo scopo di diventare "creatura che vive nelle sue opere".

Alla maniera di un alchimista. Egli vuole trasformare, non il piombo in oro, ma "il creatore in creatura".

E' l'obiettivo finale del suo lavoro e lo spiega grazie ad una interpretazione molto personale delle teorie di McLuhan.

Nel suo laboratorio che non e' altro che il suo percorso artistico, dopo aver cercato di immortalare il suo nome declinandolo nelle sue proprie opere, ha inventato un autoritratto che gli permette di "vivere nell'arte" .

Tutt'oggi , ha trovato i suo elisir di vita eterna grazie al suo Avatar, tramite il quale spera sopravvivere nel suo mondo virtuale .

Inoltre la sua Moya Land potrebbe simboleggiare la  sua "Magnus Opus" (grande Opera)

L'opera in mostra ad Arena 2020, che rappresenta tutti i  personaggi dell'artista, è esposta in contemporanea, in forma di tela e scultura, nel Museo Masséna di Nizza, fino a Novembre 2020.

 

BIOGRAFIA DI PATRICK MOYA 

Nato nel 1955 a Troyes da genitori d'origine spagnola, Patrick Moya ha frequentato l'Istituto d'Arte della Villa Arson a Nizza (Costa Azzurra) prima di posar nudo come modello delle Belle Arti per dieci anni, con lo scopo di diventare « la creatura al posto del creatore ». S'interroga sul cambiamento apportato alla storia dell'arte, dai nuovi media secondo gli scritti del celebre teorico canadese McLuhan: « con i media d'ubiquità, come la diretta in televisione, il creatore non ha più il tempo di raccontare la storia d'arte, deve, per esistere, diventare creatura ».Dopo questo lungo episodio dove gioca il ruolo di Narciso ammirandosi nello sguardo degli altri, comincia davvero la sua opera lavorando sull'utilizzo delle lettere del suo nome, MOYA, assimilando l'opera alla sua firma durante il suo periodo « néo-lettrisme » prima d'inventarsi nel 1996 un alter ego, il suo piccolo moya, autoritratto caricaturale che gli permette da allora d'esistere nella sua opera. Nel 1998, sarà presente nella galleria Ferrero, celebre per difendere l'esistenza dei più grandi artisti della scuola di Nizza.Le sue opere prolificano, un universo personale nasce poco a poco, un bestiario quasi umano, pieno di stranezze e poesia, che rimane in piedi in direzione dello spettatore.Nel 1999, appare  Dolly, una pecorella maliziosa che diventa il simbolo delle serate techno « Dolly Party » e arricchirà il suo universo.Giugno 2007, il termine, dopo quattro anni di lavoro degli affreschi murali di una cappella che porta il suo nome situata nel piccolo villaggio  di Clans (entro-terra di Nizza), e da febbraio 2009, puo' sfilare sul suo primo carro creato per il carnevale di Nizza.Nello stesso tempo, Moya erige delle sculture monumentali in acciaio in Asia e modella dei piccoli lettini in ceramica in Italia, passando con virtuosità dal pennello al computer, dall'arte contemporanea all'arte numerica, o meglio post-numerica. Moya non ha limiti vuole essere dappertutto e provare tutto; già dal 1985, utilizza per le sue opere un computer Thomson MO5 per scrivere il suo nome, e rapidamente, realizzerà delle immagini e dei film in 3D, nei quali reinventa il suo universo. A partire da Febbraio 2007, s'installa nella Second Life (SL): su un'isola virtuale che possiede in questo mondo in 3D. Il creatore é finalmente diventato una creatura che vive nella sua opera come un avatar, chiamandosi, Moya Janus, e accoglie i suoi visitatori immergendoli nel suo universo.Concepita come un'opera d'arte globale, quest'isola é il risultato d'una iniziativa invasiva divenuta immersiva.Tutt'oggi riconosciuto anche come artista numerico, partecipa al « Rinascimento virtuale » : titolo della prima esposizione d'artisti di Second Life che avvenne nel 2009 nel museo antropologico della città rinascimentale di Firenze, nel quale una sala intera fu consacrata alla tematica « Civiltà Moya ». Nel 2011 data dell'edizione del catalogo ragionato "Artstoarts" (40 anni di creazione, 4200 opere repertoriate) una nuova "civilizzazione Moya" nasceva sui muri del museo d'Arte La Malmaison di Cannes : un affresco installato di 90m di lunghezza e 4 m di altezza che racconta la sua avventura artistica.Questa esposizione, fedelmente riprodotta nella Second Life, permetteva al visitatore d'incontrare l'avatar dell'artista e di percorrere in sua compagnia il suo universo virtuale. Ancora oggi l'avventura continua nel virtuale ma anche nel reale - in galleria in Corea (Busan), in USA (Cape Code), in Italia (Parma, Caserta)… Con « live paintings » in Arte Fiera in Italia (Padova, Genova, Forli, Rimini, Parma  …), in Germania (Cologna), in Portogallo (Cerveira), Holland (Utrecht) … Nel mese di maggio 2015, una nuova biografia aggiornata dell'artista, misura la consistenza del suo lavoro :  come Moya realizzò il suo sogno adolescenziale di diventare e non Tintin ma Hergé, e non la Monna Lisa ma  Leonardo da Vinci ... Diventa un creatura (attraverso il suo avatar) di vivere all'interno del lavoro.L'arte di Moya è virtualizzato, mentre il Virtual Moya Land diventato reale attraverso il lavoro congiunto che unisce infatti avatar pixel, 3D, pittura, fotografie, dipinti e pittura riproduzione dei derivati ... o stampare personaggi virtuali in 3D.Nel maggio 2015, una nuova biografia attualizzata dell'artista, intitolata "Le cas Moya" permette di valutare la coerenza del suo lavoro, suivendone le diverse tappe; qui  si vede come Moya ha potuto realizzare il suo sogno d'adolescente: essere per esempio Tintin e non Hergé, la Gioconda e non Leonardo da Vinci ... Divenire ovvero Creatura (attraverso il suo avatar) per vivere all'interno della sua opera.

Xirana Oximoxi aka Nuria Vives

"Ogni blocco di pietra ha una statua al suo interno ed è compito dello scultore scoprirlo" - Michelangelo

 

Non sono una scultrice, ma questa frase di Michelangelo illustra molto bene il processo che ho attraversato quando ho scoperto queste immagini sulle pietre.

 

Durante i giorni di confinamento a causa del coronavirus molti di noi hanno dovuto reinventarsi un po' per poter stare meglio a casa chiusi. Passeggiando sul tetto ho notato la superficie irregolare delle pareti e sono diventate una fonte di ispirazione.

"Lost Souls" è il titolo di una serie di immagini che ho scoperto a seguito di una piccola crepa o della configurazione suggerita dai piccoli frammenti di roccia del conglomerato. La tecnica è un misto di fotografia e ritocco digitale.

 

Se guardiamo le rocce scopriremo che le rocce ci parlano. Ogni piccola crepa ci racconta una storia o un frammento della vita della terra a cui siamo intimamente attaccati. Ognuno di noi può percepire alcune immagini che sono significative per noi. Le linee e le cicatrici che sono disegnate su di esso si collegano con impressioni vivide che erano nascoste nelle profondità del nostro mondo interiore. Prenditi il ​​tuo tempo per scoprirli, per portarli alla luce.

 

Sono un artista catalana, le mie opere riflettono le mie preoccupazioni e i miei diversi stati d'animo. Si basano sulle mie esperienze ed esprimono una sensibilità personale nutrita dalle impressioni del mondo esterno e del mio mondo interno. Le opere riflettono le influenze dell'impressionismo, dell'espressionismo, dell'espressionismo astratto, ecc.

 

Di solito lavoro con diversi mezzi, olio, acquerello, acrilico, inchiostro, carbone e pastello.

Puoi trovare maggiori informazioni sui miei lavori a questi link:

 

Pagina web di Núria Vives: http://nuriavives.com/

 

Blog: http://nuriavvives.wordpress.com/

 

Twitter: https://twitter.com/n_vives

 

Facebook: https://business.facebook.com/nuriavives.art/

 

Oppure visita le mie gallerie d'arte presso Craft World, dove puoi anche goderti alcune presentazioni dei libri dei miei figli:

 

hop: //craft-world.org: 8002 / Karnak / 86/212/22

English

“Every block of stone has a statue inside it and it is the task of the sculptor to discover it” – Michelangelo

 

I am not a sculptor, but this sentence of Michelangelo illustrates very well the process I've gone through when discovering these images on the stones.

 

During the days of confinement due to coronavirus many of us have had to reinvent ourselves a bit so we could have a better time locked up at home. Walking around the rooftop I noticed the irregular surface of the walls and they have become a source of inspiration. "Lost Souls" is the title of a series of images I discovered following a small crack or the configuration suggested by the little fragments of rock of the conglomerate. The technique is a mixed media of photography and digital retouch.

 

If we look at the rocks we will discover that the rocks speak to us. Every little crack tells us a story or a fragment of the life of the earth to which we are intimately attached. Each of us can perceive some images that are significant to us. The lines and scars that are drawn on it connect with vivid impressions that were hidden in the depths of our inner world. Take your time to discover them, to bring them to light.

 

I’m a Catalan artist, my works reflect my concerns and my different moods. They are based on my experiences and express a personal sensitivity nourished by impressions from the external world and my internal world. The works reflect the influences of impressionism, expressionism, abstract expressionism, etc.

 

 I usually work with different mediums, oil, watercolor, acrylic, ink, charcoal and pastel.

 

You can find more information about my works at these links:

 

Núria Vives Webpage: http://nuriavives.com/

 

Blog: http://nuriavvives.wordpress.com/

 

Twitter: https://twitter.com/n_vives

 

Facebook: https://business.facebook.com/nuriavives.art/

 

Or visit my Art Galleries at Craft World where you can also enjoy some slideshows of my children's books:

 

hop://craft-world.org:8002/Karnak/86/212/22

XSIBERIAX Il FREDDO PURIFICA aka Dominic Crespi

Sono una persona curiosa e con grande voglia di imparare e scoprire cose nuove, motivo per cui sono arrivato nei mondi virtuali ed in particolare in Craft World.

 

Trovo che questo ambiente sia perfetto per chì vuole avvicinarsi alla grafica 3d, e a tutto ciò che ruota intorno ad essa.

 

Avendo studiato in un istituto per geometri per me è stato naturale iniziare la mia avventura virtuale come costruttore. Poter realizzare ambienti 3d con pochi click è stato ciò che più mi ha affascinato.

 

Dopo aver preso dimestichezza con gli strumenti di costruzione in prims, la mia curiosità mi ha spinto a studiare scripting in Second Life, ed in fine Blender in Craft World.

 

 

Università di Timbuktu

 

Il più importante imperatore del Mali fù indubbiamente Mansa Musa I che governò dal 1312 al 1337.

Uno dei motivi per cui è ricordato è la costruzione della moschea

Djingareyber, la più grande e antica moschea di Timbuktu.

 

Mansa Musa I favorì particolarmente l’incremento culturale del suo impero. La sua mente aperta ed il suo amore per le

differenze culturali lo spinsero ad investire pesantemente nel commercio di manoscritti e nell’insegnamento.

 

La moschea Sankore insieme alla moschea Djinguereber e alla moschea Sidi Yahya costituirono l’università di Timbuktu.

In particolare la moschea Sankore ebbe un uso esclusivamente scolastico, diventando una vera e propria Madrasa (Scuola Islamica).

 

Il livello di apprendimento dell'Università di Timbuktu era più alto di quello di qualsiasi altro centro islamico al mondo.

L'università fu in grado di ospitare 25.000 studenti e la sua biblioteca, tra le più grandi del mondo, vantava tra 400.000 e 700.000 manoscritti.

 

La moschea Djinguereber qui esposta si trova nella regione Timbuktu in Craft World, dove sarà possibile visitare la ricostruzione dell’intera città ed avere maggiori informazioni su quella che un tempo veniva definita “la città d’oro”, oggi a

rischio desertificazione.

 

La regione è stata creata, dopo uno studio storico e culturale approfondito, in collaborazione con Tosha Tyran, persona con grande vena artistica ed incomparabile compagna di lavoro.

 

 

English

I am a curious person with a great desire to learn and discover new things, which is why they have arrived in the virtual worlds and in particular in Craft World.

I find that this environment is perfect for those who want to approach 3D graphics, and everything that revolves around it.

Having studied in an institute for surveyors, it was natural for me to start my virtual adventure as a builder. Being able to create 3D environments with just a few clicks was what fascinated me most.

After becoming familiar with the construction tools in prims, my curiosity prompted me to study script in Second Life, and in Blender in Craft World.

University of Timbuktu

 

The most important emperor of Mali was undoubtedly Mansa Musa I who ruled from 1312 to 1337. One of the reasons why he is most remembered is the construction of the Djingareyber mosque, the largest and oldest mosque in Timbuktu.

 

Mansa Musa I particularly favored the cultural increase of his empire. His open-mindedness and the fascination that different cultures aroused in him prompted him to invest heavily in promoting the trade in manuscripts and teaching.

 

Sankore Mosque together with Djinguereber Mosque and Sidi Yahya Mosque constituted the University of Timbuktu. In particular, the Sankore mosque was used for exclusive school use, becoming a real Madrasa (Islamic school).

 

The learning level of the University of Timbuktu was higher than that of any other Islamic center in the world. The university was able to accommodate 25,000 students and its library, among the largest in the world, boasted between 400,000 and 700,000 manuscripts.

 

The Djinguereber Mosque which you see here is found on the region Timbuktu in Craft World, where you can find the reconstruction of the whole city and also a lot of information about it, which once was called the Golden City and now at risk of desertification.

 

The region was created after some profound historical cultural studies in collaboration with Tosha Tyran, a person with great artistic skills, being an uncomparable work companion.

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